Presepe

Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.

Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l'asinello di colore azzurro.

Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v'è pace nel cuore dell'uomo.
                                        Anche con Cristo e sono venti secoli
                                      il fratello si scaglia sul fratello.

                                         Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
                                         che morirà poi in croce fra due ladri?
               (Salvatore Quasimodo)

una ricettina sfiziosa

Torta velocissima al ciccolato
(senza cottura)

Ingredienti per 8 persone:
200 gr di cioccolato fondente,
1 uovo,
150 gr di biscotti (tipo frolline, anche integrali),
60 gr di burro,
1 dl di panna da montare,
50 gr di gherigli di noci,
60 gr di zucchero.

Tritate il cioccolato e fatelo sciogliere con il burro in un pentolino a bagnomaria.
Tritate le noci non troppo finemente, tenendo magari qualche gheriglio per guarnire.
Sbriciolate i biscotti, senza ridurli in polvere: un buon trucco e di metterli in un sacchettino di plastica, chiuderlo facendo uscire l'aria e frantumare i biscotti direttamente nel sacchetto, pestandoli con un mattarello, ad esempio.
Mettete l'uovo intero in una ciotola con lo zucchero. Scaldate 2 cm di acqua in un pentolino. Quando l'acqua bolle, sistemate la ciotola sul pentolino e montate il composto con una frusta elettrica per alcuni minuti: dovete ottenere alla fine una crema che scende "a nastro"dalla frusta.
Togliete dal fuoco e unite subito il burro fuso con il cioccolato. Lasciate riposare per 10 minuti e unite la panna montata
Unite a questo punto anche le noci e i biscotti.
Distribuite il composto in uno stampo imburrato oppure rivestito con pellicola trasparente e refrigerate per 2 ore circa. Togliete dal frigo 20 minuti prima di servire, altrimenti sarà troppo dura.

Nota: Volendo esagerare, servite con un ciuffo di panna montata...

il Natale ortodosso, il Natale ebraico

Il Natale ortodosso, che celebra la nascita di Gesù figlio di Dio e della Vergine Maria, viene festeggiato anzi che il 25 di Dicembre il giorno 7 di Gennaio.
Questo slittamento di data è dovuto al fatto che la chiesa ortodossa continua ad utilizzare il calendario giuliano e non quello gregoriano.
Per meglio comprendere la cosa occorre tener presente che nel 1582 papa Gregorio XIII decise di modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare (da cui giuliano), in virtù di tale fatto i giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono definitivamente cancellati e quindi il nostro 25 dicembre viene traslato al 7 gennaio.
Il Natale, nei paesi ortodossi, è preceduto da un periodo di digiuno e preghiera che dura 40 giorni, ovviamente questo non è totale ma prevede di consumare pesce nei giorni di mercoledì e venerdì.
Nel giorno invece della Vigilia di Natale il digiuno è più severo e prevede solo consumo di cibo “socivo” ossia grano lesso e frutta.
Il digiuno si conclude alla comparsa in celo della prima stella. Il digiuno della vigilia si conclude generalmente in chiesa al tramonto.
La liturgia prevede una serie di preghiere e canti e la benedizione dei cibi : pane, grano, vino ed olio.
Terminata la Liturgia i fedeli intonano l’inno di Natale ed al centro della chiesa viene portata l’icona di Natale ed una candela accesa che simboleggia la Stella Cometa. A quel punto il digiuno è terminato ed il sacerdote unge i fedeli con l’Olio Santo e questi consumano il pane benedetto.
La chiesa e le case in questo periodo sono addobbate con simboli della tradizione cristiana raffigurati anche nelle catacombe come ghirlande, pesci e pecore. L’albero non fa parte della tradizione natalizia ortodossa come pure il presepio che è tipico della tradizione cattolica in quanto introdotto da San Francesco.


La religione cristiana nasce da quella ebraica, quindi anche la festa del Natale ha origini ebraiche.

La venuta di un messia è citata nell’Antico Testamento , ma quando nasce Gesù Cristo, solo alcuni ebrei lo riconobbero come il Messia atteso e si staccarono dalla religione ebraica dando vita alla religione cristiana.

La religione cristiana fa del Natale una festa religiosa che celebra appunto la nascita di Gesù. Per la religione ebraica il Natale era una festa secondaria che celebrava la rinascita della luce, nel giorno del solstizio d’inverno. Col tempo,con l’istituzione dello stato di Israele, il Chanukah o Festa delle luci, ricorda la consacrazione di un nuovo altare a Gerusalemme dopo la vittoria contro i Seleucidi ed è diventato il Natale ebraico.

Come il Natale anche il Chanukkà è occasione di scambio di doni e dolci tipici. La sera prima del Chanukah il Rabino capo accende un gran candelabro, chiamato chanukiah, recita una benedizione ed inaugura la festa con canti e balli. Si scambiano doni, in particolare i bambini ricevono delle trottoline, e dolci, il più usato dei quali è il sufgagnà un grosso bombolone fritto in olio.

SOGNO DI NATALE

Era festa dovunque: in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo,
lassù; innanzi a un Presepe,
laggiù; noti volti tra ignoti riuniti in lieta cena;
eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori...
E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini,
eran deserte nella rigida notte.

E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie,da questa casa a quella,
per godere della raccolta festa degli altri;
mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo:
- Buon Natale -


Luigi Pirandello

il Natale in Italia

Le tradizionni natalizie più diffuse per il festeggiamento del natale sono il presepe e l’albero di natale.
Il presepe secondo la tradizione ha origine nel 1223 a Greccio in Umbria ad opera di San Francesco che volle arricchire la messa di Natale con un presepe vivente che ricordasse la natività.
I primi a descrivere la natività furono gli evanelisti Luca e Matteo proponendo l’icona della mangiatoia e del bue e l’asinello.

Questa rappresentazione colpì favorevolmente la fantasia dei paleocristiani che la riportarono in molti graffiti parietali delle catacombe di Domitilla al cimitero di Santa Agnese. Pertanto San Francesco, mutuando questa antica tradizione, organizzò il primo presepe a cui man mano nei secoli si sono aggiunti i personaggi allegorici che sono giunti fino a noi.
Altra interpretazione dell’origine del presepe è quella che ne attribuisce la paternità al frate Francesco da Celano che nel 1222 assistè a Betlemme ai festeggiamenti e alle liturgie della natività e ne rimase talmente impressionato che tornato in Italia chiese il permesso ad Onorio III di poterle rappresentare il Natale successivo . Il papa gli concesse di rappresentarle in una grotta vicina alla chiesa. La notte di Natale durante la rappresentazione accorsero i contadini di Greccio che illuminarono il luogo con fiaccole. Nacque così la tradizione che fu ripresa nei secoli.
L’albero di Natale probabilmente trae la sua origine da culti pagani legati all’Europa del Nord. Entrò a far parte della tradizione italiana alla fine del XIX secolo quando la moglie di Umberto I ne preparò uno in Quirinale.
Nonostante molte delle tradizioni natalizie si vanno perdendo, l'albero resiste, anzi ha assunto il ruolo di vero simbolo di Natale. Spesso l’abete viene sostituito con alberi di plastica, le candele di cera dalle luci elettriche più o meno intermittenti, le originali mele colorate od ostie,dal significato religioso, hanno ceduto il posto ad addobbi in vetro colorato di ogni foggia, ma l’albero continua ad essere presente nelle case della maggior parte degli italiani.
La sua diffusione massiccia è comprovata dalla tradizione introdotta da Giovanni Paolo II di allestire un grande albero di Natale in piazza San Pietro a Roma.

A Christmas Carol

Il vecchio e avaro strozzino Ebenezer Scrooge non ha alcuna intenzione di condividere le gioie del Natale. Né con il nipote Fred né con il suo dipendente Bob, che riceve uno stipendio da fame e ha una famiglia numerosa, né tantomeno con chi gli chiede sottoscrizioni in favore dei più diseredati. Per lui il Natale è solo un giorno in cui deve pagare Bob che resterà però a casa. La notte della vigilia compare però, terrorizzandolo, il fantasma del suo socio in affari Marley, morto sette anni prima. Marley gli annuncia l'arrivo di tre Spiriti. Uno gli mostrerà i suoi Natali passati, uno quello presente e l'ultimo quello futuro in cui lui sarà morto e nessuno avrà un buon ricordo della sua esistenza. La lezione gli servirà.

Di "Canto di Natale" di Dickens il cinema si è impossessato sin dal 1914 e non ha smesso di occuparsene nel corso dei decenni a venire coinvolgendovi Paperone e soci, Bill Murray nei panni di un magnate televisivo e perfino i Muppets.
Poteva mancare il 3D? Ovviamente no. Poteva Zemeckis, sperimentatore delle potenzialità del cinema da sempre, non tentare l'impresa? La risposta è ancora no.
Al suo fianco trova il talento sempre più affinato e 'natalizio' di Jim Carrey che è pronto a quadruplicarsi (Scrooge e i tre spiriti) per questa storia 'morale' che resta valida oggi così come nel 1843.

Gli Scrooge non mancano nel mondo odierno e avrebbero anch'essi bisogno di uno sguardo retrospettivo unito a uno verso il futuro destinati a far loro percepire la fragilità dell'esistenza umana.
Zemeckis coglie il profondo senso morale dell'opera di Dickens e non ne attenua i toni.
Ne nasce quindi un film non adatto ai più piccoli (le scene con Marley e con lo Spirito dei Natali Futuri sono degne di un horror di classe, per di più in tre dimensioni).
E' però capace di far riflettere con efficacia non tanto su una visione edulcorata del Natale quanto piuttosto sul senso che la vita di ognuno (credente o non credente che sia, considerata la non leggera considerazione sugli uomini di chiesa pronunciata dal quasi mitologico Spirito del Natale Presente) può assumere su questa terra.
Il 3D con le sue magie lo aiuta nell'impresa offrendogli una dimensione che si colloca costantemente sul confine tra l'immaginario e il 'reale' con grande effetto.

i giochi di Natale

 
Un vecchio proverbio recita”Natale con i Tuoi e Pasqua con chi vuoi”, ossia Natale in famiglia e Pasqua in vacanza fuori casa.
Proviamo, quindi,  a pensare ad un Natale più tradizionale: in famiglia e con gli amici trascorrendo le serate come a vecchi tempi organizzando giochi anche un po’ desueti e grandi mangiate.
Il gioco natalizio per eccellenza in ogni regione italiana è la tombola.
In effetti la tombola è nata nell’Italia meridionale dove diviene una sorta di rappresentazione teatrale con un personaggio, figura allegorica od oggetto associato a ciascuno dei novanta numeri che vengono estratti da un paniere di vimini. Per giocare i partecipanti sono dotati di apposite schede numerate le”cartelle” su cui si tengono nota dei numeri estratti. Vengono premiate alcune combinazioni vincenti ambo ,terno..etc. Il gioco del lotto ed il bingo sono mutuati dalla tombola.
Altro gioco adatto al periodo natalizio ed ai nostri giorni un po’ dimenticato è il”Monopoli”.
Il Monopoli è un classico gioco da tavolo che simula una attività finanziaria e che fa guadagnare danaro con investimenti e vendita di terreno.
Per avvicinarci ai tempi nostri e per un pubblico più giovane si può pensare di trascorrere le serate natalizie giocando a “Risiko” versione italiana del Risk da cui tuttavia si differenzia notevolmente che simula una guerra mondiale con tanto di esercito e che va vinto elaborando un’opportuna strategia.
Ripercorrendo ancora a ritroso il tempo e per un pubblico più giovane e tecnologizzato cresciuto con i cartoons ed i video games si può optare per un gioco di ruolo o con una sigla anglosassone ad un RPG (Role Playng Game) dove un narratore o come si dice un “Master”racconta una storia e gli altri partecipanti assumono identità di personaggi da loro creati inventando un mondo fantasioso con rigide regole codificate.

Il Natale in Francia

Anche in Francia la festa più attesa e magica dell’anno è molto sentita e vissuta all’insegna delle tradizioni locali.
La festa di San Martino segna l’inizio del lungo periodo delle festività natalizie. Al riguardo, la leggenda vuole che San Martino smarrisse il suo asino che veniva trovato dai alcuni bambini dopo accurate ricerche. Il Santo per ringraziarli trasformò lo sterco dell’asino in dolci.
Durante la notte della Vigilia sulle colline francesi si suole accendere grossi fuochi attorno ai quali i giovani cantano e ballano.
Laddove è possibile anche nelle case la tradizione vuole che venga acceso un tronco che possa riscaldare non solo il Bambino Gesù, che viaggia per il mondo nella notte fredda a distribuire i doni ai bambini, ma un po’ tutti.
Ai bambini francesi i regali verranno riposti nelle scarpe che questi hanno deposte con tanta cura la sera prima di andare a letto.
Anche il dolce natalizio francese più diffuso richiama il ceppo, il cosiddetto “Tronchetto di Natale” fatto di pan di spagna e cioccolato arrotolato a forma di tronco, decorato con colorati funghetti.
Altro dolce tipico delle feste natalizie francesi è rappresentato dalla “Torta dei re”, fatta di pasta a sfoglia al cui interno viene deposta una “fava”. Il fortunato la cui fetta di torta contiene la fava sarà il re o la regina.
Anche la tradizione del “presepe” è vissuta con grande interesse, soprattutto in Provenza dove le statuine vengono realizzate curandone minuziosamente i particolari.
Inoltre, in alcune località francesi la tradizione vuole che il cenone della Vigilia termini con 13 dolci, che rappresentano Gesù e i 12 apostoli.

una ricettina sfiziosa


Mattonella al mascarpone e frutta secca

Ingredienti per 4 persone: 150 gr di pan di Spagna in 3 fette uguali,
200 gr di mascarpone,
2 uova,
70 gr di zucchero,
50 gr di noci, nocciole e mandorle spellate,
scaglie di cioccolato per decorare (oppure cacao in polvere),
caffè forte,
liquore alle nocciole oppure all'amaretto (facoltativo).

Separate i tuorli dagli albumi e mettete questi da parte. Mescolate i tuorli con lo zucchero, lavorando con una frusta a mano fino ad ottenere una crema spumeggiante.
Unite il mascarpone e la frutta secca finemente tritata. Montate gli albumi a neve ben ferme e uniteli con delicatezza al miscuglio.
Sistemate una fetta di pan di Spagna in un piccolo stampo da dolci apribile con le pareti oleate e versatevi sopra, a filo per distribuire il meglio possibile, un po' di caffè ristretto, al quale avrete eventualmente unito un cucchiaio di liquore.
Spalmate metà della crema di mascarpone, e fate altri due strati simili.
Riponete in frigo fino al momento di servire. Togliete dallo stampo e decorate con scaglie di cioccolato oppure con una spolverata di cacao fatto scendere da un colino a rete fine.

il Natale in Inghilterra

Anche in Inghilterra, come in molti paesi europei, Natale è tradizione, è l’evento magico più atteso e lungo dell’anno.
Già a novembre i primi preparativi, per terminare con il giorno di Natele, che almeno per i bambini rappresenta il momento più bello perché vengono distribuiti i regali che Father Christmas ha lasciato sotto l’albero.
Dal punto di vista culinario l’Inghilterra è un paese che non vanta grosse tradizioni.
La tradizione vuole che ogni casa ospiti un albero da addobbare alla vigilia di Natale per restarvi solo per 12 giorni, per motivi di superstizione. In Inghilterra tutte le città, anche la città di Londra, ospitano un grande albero addobbato con lampadine multicolore.
Le case e le chiese vengono ornate con piante sempre verdi, come l’agrifoglio, il vischio.
Ai bambini inglesi penserà Father Christmas, che scendendo dal camino lascerà nelle calze di ciascuno i meritati regali.
La tradizione vuole che la vigilia di Natale venga acceso il famoso ceppo da far durare il più a lungo possibile, conservandone un pezzo per accedere il ceppo del Natale successivo, per motivi scaramantici.
In Inghilterra i canti natalizi assumono un ruolo rilevante. Interi gruppi di famiglie passano di case in case cantando canzone di Natale, ricevendo in cambio dolci e bevande.

Natale al caffè Florian

La nebbia rosa

e l’aria dei freddi vapori

arrugginiti con la sera,

il fischio del battello che sparve

nel largo delle campane.

Un triste davanzale,

Venezia che abbruna le rose

sul grande canale.


Cadute le stelle, cadute le rose

nel vento che porta il natale.


Alfonso Gatto

(Veneto)

il Natale russo

Oggi anche in Russia il Natale è di nuovo una festa ufficiale che però non cade il 25 dicembre, ma solo il 7 gennaio, infatti, per la chiesa ortodossa le festività religiose hanno un ritardo di tredici giorni rispetto alle nostre.
Ma la festività più sentita in Russia è la notte del 31 dicembre a Capodanno, una notte magica in cui arriva Died Moròz, Nonno Gelo, e porta i regali, sotto il tradizionale abete .
Died Moròz è simile al San Nicola ortodosso, con un lungo vestito rosso o blu con cappuccio e bordi di pelliccia, capelli e barba bianca ed è accompagnato da Snjegòrushka, o fiocchetto di neve, una giovane e bella ragazza.
Il regalo nella notte di capodanno è obbligatorio per rendere ancora più intima e calda la festa familiare, ma è la cena del 31 dicembre che riunisce le famiglie e gli amici. Essa è un rito che comincia nel primo pomeriggio e fino a sera continuano arrivano gli invitati con doni e piatti già pronti.
Tra i piatti tradizionali c’è l’insalata Oliv’jè, la nostra insalata russa, ma il menù è molto vario, inizia con il ricco buffet di antipasti freddi e caldi,composto di blinis di grano e caviale e di golubtsy, sotto aceti di funghi e cetriolini, peperoni ripieni di riso e verdure, storione bollito in salsa di cipolle fritte, funghi e carote.
Poi vengono serviti i primi tra cui la vellutata ai funghi di bosco oppure il brodo chiaro con i rasstegai , ma la portata più importante è il maialino con polenta.
La tavola di capodanno è decorata allegramente con arance e mele rosse, che simboleggiano salute e amore, vari dolci, come il rotolo di papavero, concludono la cena.
Ma quello che è veramente lo spirito della cena natalizia sono i brindisi numerosi, e commoventi, fatti da tutti i commensali per dare un augurio di amore e di pace. Finita la cena si balla tra lo scoppio di petardi e mortaretti.
Il giorno dopo si ricomincia, oppure si può fare un giro in slitta per boschi e parchi immersi in uno scenario innevato che è sempre presente in questa stagione.

Calendario dell'Avvento

Polar Express 

(Robert Zemeckis)

Il libro servito da format per il film era stato scritto ed illustrato da Van Allsburg, un insegnante di design alla Rhode Island School, che ha pure contribuito alla stesura della sceneggiatura.
Il film - come il racconto - illustra la storia di un ragazzino che alla vigilia di Natale sogna di compiere un viaggio al Polo Nord su di un treno magico chiamato Polar Express.
Scopo (non ammesso) del viaggio è verificare la reale esistenza di Babbo Natale andandolo a trovare nel suo luogo di residenza naturale e ricevere un regalo speciale.
Lungo il travagliato percorso - tra una miriade di disavventure in grado di tenere con il fiato sospeso - il piccolo protagonista dovrà fare i conti, oltre che con la realtà del mondo adulto - impersonificato dal burbero ma bonario capotreno - con la possibilità di vedere le cose attraverso una prospettiva differente che non esime dalla fede, dalla fiducia, in qualcosa o in qualcuno.
Riuscirà a vedere Babbo Natale ed a vivere la magìa della vigilia di Natale, ed al dissolversi dell'alba, nel primo sole del mattino, nel giorno di Natale, nel prato innevato davanti a casa sarà possibile cogliere nuove ombre, nuove sfumature.

Polar Express è stato girato usando una innovativa tecnica filmografica chiamata performance capture in grado di garantire movimenti ed espressioni naturali alle diverse caratterizzazioni umane. Tom Hanks - qui in un aplomb particolarmente ironico - ricopre sei distinti ruoli, incluso quello del protagonista: un bimbo di otto anni.

la leggenda del panettone

C'era una volta un panettiere che si chiamava Toni.
Un bel giorno Toni s'innamorò follemente di una certa ragazza contadina di nome Lucia che andava al paese tutte le mattine per vendere le uova.
Toni, ogni mattina, aspettava l'arrivo di Lucia con ansia ed entusiasmo e poi nel vederla, tanto erano forti i sentimenti che provava per questa fanciulla di campagna, che non sapeva mai cosa dire e rimaneva ammutolito.
Quanti sguardi d'amore scambiati, quanti sospiri e quante uova rotte proprio perché questo povero diavolo non riusciva a esprimere il suo amore.
Finalmente, Toni ebbe una brillante idea: decise di preparare un dolce per la sua adorata Lucia, ma non un dolce qualsiasi, bensì un dolce speciale mai preparato prima di allora!
Così, Toni preparò un dolce a base di uova, burro e frutta candita, dalla pasta soffice e profumata. Ma Toni, tanto emozionato per l'amore intenso che provava per Lucia e tutto preso dalla lavorazione di questo dono, involontariamente mise una grande quantità di lievito nell'impasto senza accorgersene. Il risultato?... Un pane dolce alto, alto, alto proprio a causa dell'esagerata lievitazione.
Toni si rese conto dello sbaglio troppo tardi e non avendo tempo per ricominciare un'altra ricetta presentò il suo dono a Lucia quasi vergognandosi del suo lavoro mediocre. Ma non "tutto il male viene per nuocere": lo sbaglio di Toni portò alla scoperta di un dolce davvero gustoso.
Lucia,  nel vedere l'apparentemente strano dolce dall'aroma quasi incantevole, volle subito assaggiarlo e trovò che era di una squisitezza paradisiaca. A quel punto, improvvisamente Toni riuscì a parlare e subito le chiese  di sposarlo. Vissero felici e contenti e anche ricchi, poiché decisero di vendere l'invenzione di Toni battezzandola "Il Panettone" cioè, il "Pan de Toni".

Per tanto tempo ho avuto la sensazione che la vita sarebbe presto cominciata, la vera vita! Ma c’erano sempre ostacoli da superare, strada facendo qualcosa di irrisolto, un affare che richiedeva ancora tempo, dei debiti che non erano stati ancora regolati, in seguito la vita sarebbe cominciata.
Finalmente ho capito che questi ostacoli ...erano la mia vita. Questo modo di percepire le cose mi ha aiutato a capire che non c’è un mezzo per essere felici, ma che la felicità è un mezzo.
Di conseguenza, gusta ogni istante della tua vita, e gustatelo ancora di più perché lo puoi dividere con una persona cara, una persona molto cara per passare insieme dei momenti preziosi della vita, e ricordati che il tempo non aspetta nessuno.
E allora smetti di pensare di finire la scuola, di tornare a scuola, di perdere cinque chili, di prendere cinque chili, di avere dei figli, di vederli andare via di casa. Smetti di aspettare di cominciare a lavorare, di andare in pensione, di sposarti, di divorziare.
Smetti di aspettare il venerdì sera, la domenica mattina, di avere una nuova macchina o una casa nuova. Smetti di aspettare la primavera, l’estate, l’autunno o l’inverno. Smetti di aspettare di lasciare questa vita, di rinascere nuovamente, e decidi che non c’è momento migliore per essere felici che il momento presente.
La felicità e le gioie della vita non sono delle mete, ma un viaggio.

Lavora come se non avessi bisogno di soldi.

Ama come se non dovessi mai soffrire.

Balla come se nessuno ti guardasse.

(Alfred Souza)

una ricettina sfiziosa

 torta di cioccolato all'arancia

Ingredienti per una piccola torta per 4:

2 arance non trattate,
3 uova,
70 gr di zucchero,
60 gr di cioccolato fondente
50 gr di burro,
40 gr di farina,
2 cucchiai di panna.

Prelevate da un arancia due nastri di scorza (solo la parte colorata: usate un pelapatate).
Pelate a vivo con un coltellino affilato le due arance e prelevate gli spicchi, sempre senza pelle.
Metteteli in un pentolino con 20 gr di zucchero e i pezzetti di scorza. Cuocete su fuoco basso per circa 10 minuti.
Accendete il forno a 170 gradi.
Fate sciogliere insieme il burro e il cioccolato a fuoco basso.
Sbattete le uova con lo zucchero rimasto,quindi unite il burro fuso, il cioccolato e la polpa di arancia cotta (le scorzette vanno scartate).
Mescolate bene e unite la farina e la panna.
Versate in una pirofila o uno stampo imburrato (di dimensioni piuttosto piccole, al massimo 20 cm di diametro) e cuocete per circa 20 minuti.

Nota: il dolce rimane basso, non stupitevi.

E' delizioso servito ancora caldo. Volendo, lo potete accompagnare con un cucchiaio di panna semiliquida appena zuccherata.

La leggenda dell'abete

C'era una volta, un abete che viveva nella grande foresta insieme con altri compagni. D'inverno  la neve lo ricopriva col suo candido mantello, d'estate il sole lo accarezzava con i suoi caldi raggi, e gli uccelli che venivano a fare il nido fra i suoi rami gli raccontavano storie meravigliose apprese nei lontani paesi d'oltremare. Ma l'albero era scontento e si lamentava continuamente, desiderando sempre ciò che non poteva avere e invidiando soprattutto quegli alberi che venivano tagliati e portati dagli uomini verso chissà quali grandiosi destini. Un giorno, finalmente anch'esso fu tagliato e, condotto in città, fu messo in un vaso e deposto in mezzo ad una grande sala. Poi vennero  delle persone che lo ornarono tutto con piccoli oggetti luccicanti, candeline multicolori, dolci e balocchi d'ogni specie. Quando fu sera, nel salone illuminato entrarono alcuni bambini che, gridando e saltando, saccheggiarono senza pietà l'albero e poi, soddisfatti, se ne andarono. Allora l'abete fu spogliato di tutti gli ornamenti e fu portato in solaio dove venne abbandonato al buio insieme con altre cose inutili. Rimasto solo, esso pianse amaramente sulla sua triste sorte e ripensò ai bei giorni trascorsi nella grande foresta,quando non sapeva apprezzare i doni della natura. I mesi passarono veloci; e un giorno alcune persone entrarono nella soffitta, presero l'albero ormai diventato secco, lo tagliarono a pezzi e lo gettarono nel fuoco. Avvolto dalle fiamme, l'abete bruciava consumandosi rapidamente e di quando in quando mandava un crepitio doloroso. Ben presto del vigoroso abete, che aveva sfidato i venti del bosco, non rimase più che un mucchio di cenere. Bisogna sempre accontentarsi della propria sorte.

RE MAGI

Una luce vermiglia

risplende nella pia

notte e si spande via

per miglia e miglia e miglia.


O nova meraviglia!

O fiore di Maria!

Passa la melodia

e la terra s'ingiglia.


Cantano tra il fischiare

del vento per le forre,

i biondi angeli in coro;

ed ecco Baldassarre

Gaspare e Melchiorre,

con mirra, incenso ed oro.


Gabriele D'Annunzio

tradizioni natalizie

CORONA D'AVVENTO

L'uso della Corona d'Avvento è da collegarsi ad un'antica consuetudine germanico-precristiana, derivata dai riti pagani della luce, che si celebravano del mese di Yule (dicembre).

Nel XVI secolo si diffuse tra i cristiani divenendo un simbolo del periodo che precede il Natale.

La Corona d'Avvento è un cerchio realizzato con foglie di alloro o rametti di abete (il loro colore verde simboleggia la speranza, la vita) con quattro ceri.

Durante il Tempo di Avvento (quattro settimane) ogni domenica si accende un cero.
Secondo una tradizione, ogni cero ha un suo significato: c'è il cero dei profeti, il cero di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli.
La corona può venire appoggiata su un ripiano o appesa al lampadario. L'accensione di ogni cero è accompagnata da un momento di preghiera.
Si conclude con un canto alla Madre di Gesù.

Miracolo nella 34^ strada

Miracolo nella 34^ strada 

(George Seaton - 1947)


Tony, il Babbo Natale che inaugura i festeggiamenti natalizi dei grandi magazzini di Cole a New York, è ubriaco, e così viene sostituito in tutta fretta, su idea della dinamica direttrice del marketing, Dorey Walker, da Kriss Kringle, anziano signore che già aveva rimbrottato aspramente l'uomo per la sua condotta scandalosa, e che sostiene  di essere l'autentico Babbo Natale.
Dopo la trionfale parata con slitta e renne, costui intrattiene i bimbi da Cole, e talora indirizza i loro genitori in ristrettezze finanziarie dove possono comprare a prezzi inferiori, cosa che dapprima sconcerta Dorey, che poi ha l'idea, su consiglio dell'amico Brian Bedford, avvocato, innamorato segretamente di lei, di sfruttare la cosa come campagna pubblicitaria con enorme successo.
Anche la figlioletta di Dorey, Susan, è conquistata da Kriss, che le promette per Natale una nuova casa, un papà ed un fratellino.
Il rivale di Cole, Lamberg, è furente, e incarica i suoi promoter Jack Duff e Alberta Leonard, di ingaggiare Kringle.
Al suo rifiuto, decidono di rovinarlo.
Corrompono Tony perché provochi Kringle, che accusato addirittura di molestie ai bambini si avventa per colpirlo e viene arrestato.
Scagionato dall'accusa di percosse, resta ricoverato perché sostiene di essere babbo Natale in persona.
Il pubblico ministero Ed Collins, amico di Lamberg, nonché del giudice, briga per ottenere l'interdizione dell'uomo, ma Brian, che ha invano donato un anello di fidanzamento a Dorey, assume la difesa di Kringle, e provocando un processo, con abili cavilli riesce a far emettere una sentenza a favore.
Prima di scomparire, Kringle combina un incontro notturno e un matrimonio tra Dorey e Brian; fa regalare loro dalla ditta una nuova casa come premio per l'incremento delle vendite, e Susan potrà sicuramente, magari dopo nove mesi, avere anche l'ultima parte del regalo promessole da Babbo Natale: un fratellino.

La vita è meravigliosa

La vita è meravigliosa

(di Frank Capra, 1946)


Vigilia di Natale.
George Bailey, uomo onesto, leale e generoso, sull'orlo della bancarotta, decide di farla finita, ma un angelo disceso dal cielo lo soccorre, facendolo riflettere sugli straordinari effetti della sua vita su quella di tanti altri, convincendolo a desistere dal folle progetto.
 Sarà proprio grazie all'amore e all'aiuto di tutti che George vincerà la sfida.

La vita è meravigliosa è un insuperabile inno a vivere la vita fino in fondo, il film natalizio per eccellenza!

La leggenda del Pettirosso.



Nella stalla dove stavono dormendo Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù, il fuoco si stava spegnendo. Presto ci furono soltanto alcuni tizzoni ormai spenti. Maria e Giuseppe sentivano freddo, ma erano cosi stanchi che si limitavano ad agitarsi inquieti nel sonno.

Nella stalla c’era un altro ospite: un uccellino marrone.
Era entrato nella stalla quando la fiamma era ancora viva; aveva visto il piccolo Gesù
e i suoi genitori, ed era rimasto tanto contento che non si sarebbe allontanato
da lì neppure per tutto l’oro del mondo.

Quando anche le ultime braci stavano per spegnersi, l’uccellino pensò al freddo che avrebbe patito il bambino messo a dormire sulla paglia della mangiatoia.
Spiccò il volo e si posò su un coccio accanto all’ultima brace.

Cominciò a battere le ali facendo aria sui tizzoni perchè riprendessero ad ardere.
Il piccolo petto bruno dell’uccellino diventò rosso per il calore che proveniva dal fuoco,
ma il pettirosso non abbandonò il suo posto. Scintille roventi volarono via dalle brace e gli bruciarono le piume del petto ma egli continuò a battere le ali finchè alla fine tutti i tizzoni arsero in una bella fiammata. Il piccolo cuore del pettirosso si gonfiò di orgoglio
e di felicità quando il Bambino Gesù sorrise sentendosi avvolto dal calore.

Da allora il petto del pettirosso è rimasto rosso, come segno della sua devozione
al Bambino di Betlemme.

Torta di pane con frutta fresca e secca





Ingredienti: 150 gr di pane (raffermo o meno, non importa),
4 dl di latte,
3 uova,
30 gr di burro,
100 gr di zucchero,
50 gr di uvetta secca, qualche albicocca secca, qualche fico secco,
1 pera o una mela,
80 gr di zucchero per il caramello.


-  Spezzate il pane e mettetelo in una ciotola.
Versateci il latte tiepido e lasciate ammorbidire per mezz'ora circa.
Schiacciate il pane con una forchetta per disfare il più possibile i pezzi.
Unite lo zucchero, il burro fuso e le uova intere.
Unite ora la frutta di vostra scelta: le albicocche e i fichi vanno tagliati a fettine sottili. Le pere o mele vanno sbucciate e tagliate a pezzi piccoli. Se vi piace, potete bagnare l'uvetta con un po' di liquore. Unite la frutta all'impasto e mescolate bene.

- Versate l'impasto nello stampo e cuocete a 170 gradi per 50 minuti circa.
- Caramellate lo zucchero: versatelo in un padellino e fatelo cuocere a fuoco medio fino a quando avrete un caramello ambrato (non lasciatelo mai scurire troppo: brucia e diventa amaro).
Versatelo sul dolce cercando di distribuirlo in modo artistico

- Servite il dolce  a temperatura ambiente o anche freddo di frigorifero.
Nota: conviene preparare il dolce con 24 ore di anticipo, diventa  più buono.

Vespro di Natale




Incappucciati, foschi, a passo lento,

tre banditi ascendevano la strada

deserta e grigia, tra la selva rada

dei sughereti, sotto il ciel d’argento.

Non rumore di mandre o voci, il vento

agitava per l’algida contrada.

Vasto silenzio. In fondo, Monte Spada

ridea bianco nel vespro sonnolento.

O vespro di Natale! Dentro il core

ai banditi piangea la nostalgia

di te, pur senza udirne le campane:

e mesti eran, pensando al buon odore

del porchetto e del vino, e dell’allegria

del ceppo, nelle lor case lontane.


Sebastiano Satta

(Sardegna)

La leggenda delle campane di Natale

La leggenda delle Campane di Natale

I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui.

Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoita dove giaceva il neonato Gesù.

Lettera a Gesù



Caro Gesù,
dà la salute a Mamma e Papà
un po' di soldi ai poverelli,
porta la pace a tutta la terra,
una casetta a chi non ce l'ha
e ai cattivi un po' di bontà.
                               E se per me niente ci resta
                               sarà lo stesso una bella festa.

                               M. Lodi